Einspruch III

2002
Short film 9 min, 35mm

by Rolando Colla,
with Margot Marguerite, Sara Capretti, Andreas Löffel Markus Amrein
Original version Swiss Dialect, French and English
https://peacock.ch/images/images/
Director Statement
Statement by Director Rolando Colla

german
Nach den beiden Kurzfilmen „Einspruch“ (2000) und „Einspruch II“ (2001) ist „Einspruch III“ der dritte Kurzfilm ein und derselben Serie zum Thema Flüchtlinge in der Schweiz. Da in letzter Zeit Rechtspopulisten immer mehr Auftrieb bekommen und bald jedes europäische Land versucht, das strengste Asylrecht zu haben, um nicht zum Anziehungspunkt unerwünschter Menschenströme zu werden, will ich mit diesen Kurzfilmen bewusst eine Gegenposition einnehmen. Während ich bei „Einspruch II“ Betroffenheit und Sprachlosigkeit auslösen wollte, geht es jetzt, bei „Einspruch III“, in eine etwas andere Richtung: Es geht um Humor, ums Absurde und darum, auch über Flüchtlinge und über Grenzwächter lachen zu können. Es ist ein spezielles Lachen, das mich interessiert, ein Lachen, das vielleicht nicht statthaft ist und doch befreiend wäre, auch für die Betroffenen selbst. Humor als letzter Ausweg. Wie wir es aus Sitcoms kennen, werden auch in „Einspruch III“ Lachsalven aus dem Publikum im Off eingespielt. Das hat etwas Künstliches und Provokatives. Weil das eingespielte Gelächter auf jeden Gag reagiert, ohne ihn zu hinterfragen und weil wir als Zuschauer in den Clinch kommen, ob wir nun mitlachen oder die Sache hinterfragen sollen, entsteht Irritation. Wer lachen will, soll lachen. Lachen befreit, lachen macht menschlicher. Es wird hier ja in erster Linie über das Absurde gelacht. Wer das Lachen über Flüchtlingsschicksale hingegen als zynisch empfindet, wird in „Einspruch III“ die Schnoddrigkeit wiederfinden, mit der Rechtspopulisten das Flüchtlingsproblem gelöst haben möchten. Im besten Fall wird man beides tun: lachen und hinterfragen. Darin, dass „Einspruch III“ schnoddrig, ja zynisch daherkommt, dass er das Lachen zulässt und das Absurde aufspürt, dass er Reibung schaffen will und sich selber angreifbar macht, darin sehe ich seine wirkliche Provokation. Er ist selber - zumindest ein Stück weit - ein Produkt dessen, was er angreift.

italian
Dopo i due cortometraggi „Obiezione“ (2000) e „Obiezione II“ (2001), „Obiezione III“ è il terzo di una serie che ha per tema i rifugiati in Svizzera. Dato che negli ultimi tempi si stanno diffondendo sempre più i movimenti populisti di destra e che tra non molto tutti i paesi europei tenteranno di limitare il più possibile il diritto all’asilo per non diventare punti d’attrazione per i flussi migratori indesiderati, con questi cortometraggi intendo assumere consapevolmente una posizione contraria a queste tendenze. Mentre con „Obiezione II“ intendevo suscitare sbigottimento e stupore, prendo con „Obiezione III“ una direzione un po‘ diversa: quella verso l‘umorismo, l‘assurdo, la possibilità di ridere anche dei rifugiati e delle guardie di frontiera. Quello che mi interessa è un umorismo particolare, una risata forse non del tutto corretta ma che pure potrebbe essere liberatoria, anche per chi è coinvolto in prima persona. Il senso dell‘umorismo come estrema via di scampo. Come una sitcom, „Obiezione III“ è accompagnato dalle risate registrate di un pubblico invisibile, con un effetto artificioso e provocatorio. Dato che le risate registrate sottolineano ogni gag, senza coglierne le ambiguità, e dato che noi, in quanto spettatori, ci veniamo a trovare costantemente confrontati con il dilemma tra abbandonarci alla risata o sforzarci di approfondire, il risultato è un moto di irritazione. Chi vuol ridere, deve farlo. La risata è liberatoria, ci rende più umani. E qui in primo luogo si ride dell‘assurdo. Chi invece considera cinico ridere delle vicende dei rifugiati, ritroverà in „Obiezione III“ la spudoratezza e la petulanza con le quali i populisti di destra vorrebbero risolvere il problema dei rifugiati. Nel migliore dei casi si faranno entrambe le cose: ridere e riflettere. Che „Obiezione III“ si presenti con spudoratezza, addirittura con cinismo, che ammetta la risata mentre svela l’assurdo, che tenda a mettere in evidenza i contrasti e si renda quindi a sua volta criticabile, è in tutto questo che vedo la sua vera portata provocatoria. E‘ – perlomeno fino a un certo punto – un prodotto di ciò che critica.